Sconcerto per i tagli di 4,6 miliardi al “Fondo Automotive”

ANFIA (e non solo) stupita dalla retromarcia del Governo. UNRAE si associa come FEDERAUTO: ecco le dichiarazioni a dir poco sbigottite, per non dire giustamente furenti…

La decisione del Governo di decurtare di oltre 4,6 miliardi di euro il “fondo automotive” ha destato profonda preoccupazione tra gli imprenditori e le imprese del settore.

Questa drastica riduzione delle risorse, destinate al sostegno della riconversione della filiera, mette a serio rischio l’impegno a definire un piano di politica industriale che favorisca la competitività delle aziende italiane.

L’automotive rappresenta uno dei pilastri dell’economia manifatturiera italiana, con oltre 270.000 addetti e un fatturato di più di 100 miliardi di euro, e è l’unico settore al quale viene richiesta una trasformazione obbligatoria e radicale in tempi estremamente ridotti.


IL GIUDIZIO DI FEDERAUTO attraverso il suo Presidente Massimo Artusi

ARTUSI: «LA LEGGE DI BILANCIO PENALIZZA L’AUTOMOTIVE»

«Il profilo della Legge di Bilancio sembra assumere un connotato penalizzante per l’intero comparto dell’Automotive, prevedendo tagli lineari per diversi miliardi di euro alle misure di sostegno al rinnovo del parco delle autovetture e dei veicoli commerciali, senza includere nel contempo misure alternative».

Questa la dichiarazione del Presidente di Federauto, Massimo Artusi, commentando la proposta di Legge di Bilancio in materia di incentivi alla riconversione del parco degli autoveicoli.

«Di fronte alle difficoltà che il sistema automotive sta affrontando, per rispondere ai target e alle scadenze “sfidanti” – in realtà irrealistiche – poste dall’Unione europea», ha continuato Artusi, «c’era da attendersi una manovra che mettesse in priorità misure di sostegno al settore, anziché tagli draconiani e misure penalizzanti».

Massimo Artusi Federauto © Francesco Vignali Photography

«Riteniamo giusto – ha spiegato il Presidente Federauto – che si attenuino le politiche dei “bonus”, che finora poco hanno influito sulla necessità di invertire la tendenza al ribasso del mercato dell’auto.
Tuttavia, se viene ridotto drasticamente il fondo per l’Ecobonus e se si tagliano addirittura i fondi per l’Autotrasporto, senza prevedere nel contempo misure di supporto al settore riguardante una revisione complessiva del sistema di tassazione in grado di alleggerire il carico fiscale per le famiglie e le imprese che intendono investire per acquistare un’auto o un veicolo commerciale nuovo, significa semplicemente che si sta rinunciando a perseguire una politica di rilancio del comparto automotive».

«I concessionari italiani non possono che ribadire quanto espresso al Ministro Urso al Tavolo Automotive del 7 agosto: è necessario avviare una profonda revisione della fiscalità sugli autoveicoli, nel solco di quanto previsto dalla Legge Delega approvata lo scorso anno.
Ci auguriamo vivamente, pertanto», ha concluso Artusi, «che il Governo voglia essere, anzitutto, coerente con le sue scelte politiche, dando una risposta adeguata nell’ambito degli sviluppi parlamentari ed interministeriali della Legge di Bilancio».

IL GIUDIZIO DI UNRAE

L’UNRAE esprime profondo sconcerto e preoccupazione per la decisione del Governo di sottrarre ben 4,6 miliardi – dei 5,8 residui per il periodo 2025-30 – dal “Fondo per la transizione verde, la ricerca, gli investimenti del settore automotive e per il riconoscimento di incentivi all’acquisto di veicoli non inquinanti”.

La notizia, totalmente inattesa, si è manifestata solo ieri con la pubblicazione del testo del Bilancio Finanziario dettagliato per capitoli di spesa dei singoli Ministeri, ed è arrivata senza alcuna interlocuzione preventiva con gli stakeholder di riferimento. 

Una decisione del genere contraddice clamorosamente non solo le dichiarazioni di intenti pronunciate dal Ministro Urso in sede di Tavolo Automotive non più tardi del 7 agosto scorso, ma anche le numerosissime pronunce di attenzione al settore – da parte del Ministro stesso e di altri autorevoli esponenti governativi – dall’insediamento dell’attuale Esecutivo fino a pochi giorni fa. 

Il massiccio abbattimento delle risorse destinate all’automotive nel 2022, minaccia gravemente gli sforzi finora profusi per raggiungere gli obiettivi e i target ambientali fissati a livello europeo. Questa scelta rischia di avere come unica conseguenza quella di arrestare immediatamente il processo di transizione verde, già in forte ritardo – in Italia – rispetto ad altri mercati e ad altri Paesi produttori concorrenti, e di bloccare definitivamente il rinnovo di un parco circolante sempre più vetusto, insicuro ed inquinante. 

La scelta di penalizzare il settore in modo così duro, risulta ancor più sproporzionata se si considera che i capitoli di spesa riservati ad altre industries vengono ridotti mediamente del 5-10%, mentre il Fondo automotive subisce un taglio dell’80%, con un disimpegno totale sia dal lato del sostegno alla domanda che di quello all’offerta. 

Questa drastica misura non appare giustificata da situazioni di bilancio emergenziali, e si manifesta in un periodo particolarmente critico per il mondo dell’auto, che sta affrontando sfide senza precedenti sia in Italia che in Europa. 

L’UNRAE esorta con vigore il Governo a riconsiderare tale decisione al più presto: l’auspicio è che il taglio venga revocato, o quantomeno significativamente ridotto, nel corso dell’iter di approvazione della Manovra di Bilancio in Parlamento

Le difficoltà sono accentuate dalla crisi industriale nazionale, che si aggiunge alle sfide del Green Deal e al calo dei volumi di mercato a livello europeo, mettendo a rischio la sopravvivenza di un’eccellenza italiana.

Il taglio previsto dal Disegno di Legge di Bilancio 2025 è stato definito da ANFIA e dagli altri rappresentanti della filiera come un “inaccettabile fulmine a ciel sereno”.

La decurtazione contraddice l’importante attività che il Governo sta svolgendo in Europa per migliorare la regolamentazione del settore, annullando di fatto i mesi di lavoro intenso svolti nell’ambito del “Tavolo Sviluppo Automotive”.

IL PENSIERO ANFIA


In questa sede, ANFIA, le parti sociali e le Regioni con una forte vocazione automobilistica avevano presentato al Governo un piano d’azione mirato a sostenere la filiera.
L’aspettativa degli attori del settore è quella di vedere significativamente ridotto il taglio nel corso dell’iter di approvazione della manovra in Parlamento.
In caso contrario, il ridimensionamento delle risorse segnerebbe una “profonda frattura” nella fin qui proficua collaborazione tra la filiera e il Governo.

La filiera produttiva dell’automotive in Italia conta 5.439 imprese e 272.000 addetti, pari al 7,3% degli occupati del settore manifatturiero.

 Il fatturato è di 100,6 miliardi di euro, equivalente all’11,5% del fatturato dell’intera manifattura italiana e al 5,6% del PIL nazionale.
Inoltre, il settore contribuisce con un prelievo fiscale di 71 miliardi di euro sulla motorizzazione.

La riduzione del “fondo automotive” rischia di indebolire ulteriormente questo comparto strategico, già provato dalle sfide della transizione ecologica e della crisi economica, lasciando l’Italia indietro in una fase storica cruciale per l’industria globale dell’auto.

Un sostegno solido è essenziale per garantire la competitività delle imprese italiane e per evitare la perdita di migliaia di posti di lavoro in un settore così rilevante per l’economia del Paese.