Federauto: “non è piu’ rinviabile la revisione del green deal auto»

La necessità di rivedere il Green Deal Automotive, secondo il Presidente Massimo Artusi ed i Concessionari Auto italiani

La recente dichiarazione del presidente di Federauto, Massimo Artusi, ha riacceso il dibattito sulla sostenibilità e l’efficacia delle normative europee in materia di transizione ecologica nel settore automobilistico.
Artusi ha espresso chiaramente l’urgenza di una revisione del Green Deal Automotive, denunciando le difficoltà che il comparto sta affrontando a causa di obiettivi irrealistici e sanzioni punitive.
Nel contesto del convegno “Superare la transizione ideologica”, promosso a Milano da NGV Italy, Artusi ha evidenziato come la politica europea attuale non stia riuscendo a rispondere in modo pragmatico alle sfide del mercato.

Massimo Artusi Federauto © Francesco Vignali Photography

Il fallimento dell’approccio attuale

Secondo il presidente di Federauto, il Green Deal nella sua forma attuale è inadeguato e lontano dalle reali esigenze dell’industria automobilistica e dei cittadini.

«Mentre le istituzioni europee sono bloccate da veti contrapposti che ne rallentano l’esecutività, l’industria europea automotive e le reti distributive sono in grave difficoltà per il mancato decollo delle vendite di auto elettriche e per le conseguenti pesanti multe per i mancati obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 dal terminale di scarico, cresce – e non solo nel nostro Paese – il coro di quanti ritengono non più rinviabile una sostanziale correzione di rotta, nel segno del pragmatismo, dei regolamenti UE per la transizione verso la decarbonizzazione dei trasporti».

L’imposizione di standard di emissione stringenti e l’obbligo di passare quasi esclusivamente all’elettrico, senza tener conto delle specificità dei diversi paesi europei e delle fonti di energia utilizzate, ha creato una situazione di crisi.
Artusi sottolinea come l’energia elettrica in Europa sia ancora largamente prodotta da fonti fossili, rendendo paradossale l’enfasi sulle auto elettriche come unica soluzione per la riduzione delle emissioni.

Una richiesta di revisione pragmatica

Nel suo intervento, Artusi ha chiesto una revisione del pacchetto Fit-for-55, invitando le istituzioni europee a considerare un approccio più pragmatico e flessibile.

«Di fronte alla crescente drammatica crisi del comparto Automotive innescata dalle imposizioni irrealistiche della normativa UE in materia di transizione tecnologica, i massimi stakeholder industriali e associativi hanno chiesto, all’unisono e dati alla mano, di dare concretezza ad un processo di profonda revisione dell’intero pacchetto Fit-for-55, partendo dall’applicazione dell’art. 18.b del Regolamento 1610/2024 che impone alla Commissione di elaborare entro il 2025 una relazione per la promozione di biometano, e biocarburanti (creati da “economia circolare” e già ampiamente disponibili), le cui produzione e consumo sono carbon neutral mentre l’energia elettrica, che – su scala UE – è notoriamente ottenuta da fonti fossili per una quota intorno al 55-60%, non lo è!».

L’approccio suggerito si basa sulla promozione di tecnologie alternative, come i biocarburanti e il biometano, già disponibili e che garantiscono una neutralità carbonica.
Questo tipo di diversificazione permetterebbe di ridurre l’impatto ambientale senza gravare ulteriormente sulle industrie e sui cittadini europei, fornendo al contempo soluzioni reali e immediate alla questione della decarbonizzazione.

Un nuovo indirizzo per l’Europa

Infine, Artusi ha auspicato un cambiamento di rotta nella gestione del processo decisionale europeo.

«Le numerose voci che si sono pronunciate, con estrema chiarezza e concretezza, a Milano per superare le incrostazioni ideologiche che hanno finora caratterizzato la produzione normativa UE si sono concentrate sulla necessità di anticipare al prossimo anno la revisione prevista dagli stessi regolamenti sui target CO2 e di rimuovere le euromulte dal 2025, confermando, la richiesta strategica per un impegno basato su tre pilastri: la neutralità tecnologica nei processi di decarbonizzazione, definendo l’obiettivo, ma lasciando i singoli paesi la scelta della tecnologia per raggiungerli; la coerenza normativa nella decarbonizzazione rispetto ai parametri definiti dalla Direttiva RED III; una diversificazione dei vettori energetici che consenta, accanto all’elettrico, l’uso dei biocarburanti carbon neutral e dei “low carbon fuels».

L’idea è di favorire un percorso meno rigido e più orientato ai risultati, in cui ogni paese possa scegliere la tecnologia più adatta per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.
In questo modo, la transizione energetica non sarebbe più imposta dall’alto con una visione unica, ma diventerebbe un processo dinamico, adattabile alle esigenze dei diversi contesti nazionali.

«Auspichiamo che il confronto in corso a Bruxelles per la formazione della Commissione sfoci al più presto in un accordo che dia piena esecutività all’organo di governo dell’Unione e porti alla scelta di un indirizzo meno ideologico e più pragmatico verso i complessi target di decarbonizzazione dei trasporti, come chiedono non solo tutti gli stakeholder del comparto Automotive, ma soprattutto i cittadini»., ha concluso Artusi, ribadendo la necessità di un approccio più realistico e orientato al bene comune.