Auto nuove a picco: incentivi flop e un mercato in crisi. Artusi (Federauto)

Giugno nero per le immatricolazioni

Il mercato auto italiano crolla: giugno 2025 chiude con 132.191 immatricolazioni, contro le 160.120 di un anno fa, registrando un drammatico -17,4%. A sottolinearlo è Massimo Artusi, Presidente di Federauto, sempre lucido e attento osservatore: «La pesante flessione delle immatricolazioni di auto nuove a giugno è certamente ascrivibile a una fase non brillante del mercato. Negli ultimi tre giorni sono stati prodotti quasi il 43% delle immatricolazioni totali e non certo per una corsa agli acquisti, ma per svuotare stock e chiudere obiettivi». Numeri che mettono in allarme l’intero settore e che indicano un segnale preoccupante per la tenuta dei concessionari.

Privati in fuga e stock in crescita

I dati mostrano come i clienti privati, vero zoccolo duro del mercato, siano sempre più lontani dalle concessionarie: -29,17% a giugno e -9,48% nel primo semestre. Secondo Artusi: «La forte flessione delle immatricolazioni da parte dei privati, che ricordo essere il mercato di riferimento dei concessionari, ci porta a esprimere preoccupazione. Le concessionarie si trovano a operare con volumi virtuali, stock che crescono e prezzi che risultano sempre meno sostenibili per il cliente medio, che sempre più spesso si rifugia nell’usato». Il fenomeno delle auto invendute rischia di mettere in crisi la liquidità e la sostenibilità dei dealer, già provati da margini ridotti e incentivi inefficaci.

Massimo Artusi Federauto © Francesco Vignali Photography

Aziende frenate dai fringe benefit

Un altro elemento critico riguarda il canale delle aziende. Mentre il noleggio cresce (+9,26% a giugno), le immatricolazioni aziendali subiscono un freno netto. «Va dedicata una riflessione importante agli acquisti da parte delle imprese che rifiutano la nuova normativa sui fringe benefit, il cui effetto è stato quello di comprimere il mercato, senza effetti significativi sugli acquisti di auto elettriche», evidenzia Artusi. La nuova fiscalità, invece di spingere le aziende verso la transizione elettrica, ha frenato gli ordini, creando incertezza e penalizzando un segmento fondamentale per il rinnovo del parco circolante.

Alimentazioni in difficoltà e futuro incerto

Non va meglio alle alimentazioni tradizionali: benzina -26,6%, diesel -34,6% solo a giugno. Anche l’elettrico subisce un tonfo clamoroso: -40%. Unica nota positiva, l’ibrido plug-in, che cresce del +42,9% e raggiunge il 6% di quota mercato. Ma non basta. Artusi lancia un appello diretto al Governo: «Ci auguriamo che il Governo intervenga al più presto, rivisitando tutta la normativa sulla fiscalità delle auto aziendali. Nel frattempo, il parco circolante italiano invecchia sempre di più, mentre il cliente medio rinuncia a cambiare auto». Con un parco circolante tra i più vecchi d’Europa, il rischio per l’Italia è di perdere competitività, sicurezza e sostenibilità ambientale.
Negli ultimi tre giorni di giugno è stato immatricolato il 42,91% del totale mercato, segno evidente di un mercato drogato e spinto solo da logiche di fine trimestre. Un dato che deve far riflettere e spingere a un intervento immediato e strutturale.