Federauto:  mercato auto preoccupante e nota critica su “Industrial Action Plan for the European Automotive Sector”

Massimo Artusi – Presidente Federauto -: «Mentre l’Europa cincischia, il mercato crolla»

Il mercato automobilistico italiano ha registrato un nuovo calo nel mese di febbraio, con una flessione del -6,3% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Secondo i dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, le immatricolazioni di autovetture nuove sono state 137.922, contro le 147.170 dell’anno precedente. 
Massimo Artusi, Presidente di Federauto, ha commentato: 

«Dopo l’apertura in negativo a gennaio, anche il consuntivo di febbraio registra un nuovo calo su cui pesa certamente il giorno lavorativo in meno.
 Ma, al di là di questa considerazione, tenuto conto che a febbraio i dealer hanno contribuito con circa 11.000 auto immatricolazioni, desta preoccupazione la flessione del canale privati che, a nostro avviso, è una chiara reazione al clima di confusione e di incertezza che si sta creando attorno all’Automotive nel contesto delle notizie che giungono da Bruxelles sulle possibili evoluzioni in tema di emissioni degli autoveicoli»
.

Artusi ha poi aggiunto: 

«Le anticipazioni che stanno circolando sull’Action Plan, che la Commissione europea renderà noto il 5 marzo, non sono confortanti, non solo perché sembrerebbe prevalere un orientamento tecnologico non neutrale, ma anche per la mancanza di soluzioni efficaci al sistema di penalties a carico dei costruttori dal 2025».

Massimo Artusi Federauto © Francesco Vignali Photography

Le osservazioni alla Commissione Europea
Artusi: «Cincischiare sull’orlo dell’abisso»

Il Presidente di Federauto non ha risparmiato critiche alla Commissione Europea, sottolineando come le politiche attuali rischino di danneggiare ulteriormente il settore. 

«Rispondere ai target e alle scadenze “sfidanti” – ma in realtà irrealistiche – poste dalla Commissione europea, unicamente posticipando le scadenze, nella speranza che prima o poi il mercato cambi idea sulla scarsa appetibilità dell’auto elettrica, e non cambiando invece nettamente la strategia, mettendo al centro i target di decarbonizzazione, anziché dell’elettrificazione, significa cincischiare sull’orlo dell’abisso, come dimostrano ormai ogni mese i dati del mercato», ha dichiarato Artusi.

Inoltre, ha espresso scetticismo sulle dichiarazioni della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen: 

«Vedremo se le anticipazioni – peraltro comunicate ufficialmente dalla presidente della Commissione – sono complete o se il timido accenno alla “neutralità tecnologica” (che non deve significare solo eFuel…) ha contenuti più concreti.
Ma le parole pronunciate oggi da Ursula von der Leyen non sembrano lasciare eccessive speranze di ravvedimento e non sgombrano il campo a iniziative dirigistiche quali il “Greening Corporate Fleet”»
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Struttura del mercato: i canali di vendita
Privati in calo, noleggio in crescita

Analizzando la struttura del mercato, emerge un quadro complesso.
Il canale dei privati ha registrato una flessione del -10,83% a febbraio, rappresentando il 54,78% del mercato. Dal primo gennaio, il calo cumulato è del -7%, con una quota di mercato del 59,01%.
Le flotte, invece, sono rimaste sostanzialmente invariate (-0,17%), con una quota del 5,09%.

Il noleggio, invece, ha registrato una crescita del +4,25% nel mese, trainato principalmente dal +13,57% del noleggio a lungo termine.
Tuttavia, da inizio anno, il noleggio ha registrato un segno negativo (-4,02%). Le auto-immatricolazioni (incluso l’uso noleggio) hanno segnato un -10,95% a febbraio, con una quota di mercato del 9%.

FEDERAUTO - Federazione Italiana Concessionari Auto

Alimentazioni: il sorpasso dell’ibrido
Elettrico in crescita, benzina e diesel in picchiata

Passando alle alimentazioni, i dati mostrano un netto sorpasso delle tecnologie ibride ed elettriche. Le auto a benzina hanno perso il -21,26% a febbraio (-19,42% da inizio anno), mentre il diesel ha registrato un calo del -35,81% (-38,59% da inizio anno).
Anche il GPL ha segnato un -2,62% (-6,93% da inizio anno).

Al contrario, l’ibrido Full e Mild ha guadagnato l’11,97%, mentre l’ibrido plug-in è cresciuto del +19,32%. Complessivamente, le vetture ibride rappresentano il 48,81% del mercato.
I veicoli elettrici, invece, hanno registrato un forte incremento del +39,58%, portando la quota di mercato al 5%.

Negli ultimi tre giorni di febbraio 2025, è stato immatricolato il 38,63% del totale mercato, segnalando una possibile accelerazione delle vendite verso la fine del mese.

Un futuro incerto causato dalle stesse normative

Il mercato automobilistico italiano si trova in una fase di transizione complessa, con pressioni normative e cambiamenti tecnologici che stanno influenzando le scelte dei consumatori.
Mentre le tecnologie ibride ed elettriche guadagnano terreno, il calo delle vendite di auto tradizionali e l’incertezza normativa rischiano di creare ulteriori difficoltà per il settore.
Come ha sottolineato Massimo Artusi«aspetteremo qualche cosa di “nero su bianco”» prima di trarre conclusioni definitive, ma il quadro attuale non lascia spazio a eccessivo ottimismo.

Nuova nota di Federauto del 5 marzo dopo incontro con la Commissione Europea su “Industrial Action Plan for the European Automotive Sector”

«È sorprendente l’accanimento terapeutico che la Commissione UE mostra di voler esercitare nei confronti dei veicoli elettrici nonostante gli evidenti segnali di scarso appeal che emergono dal mercato reale e i drammatici effetti su industria e lavoro già manifestatisi».

Lo ha dichiarato il presidente di Federauto, Massimo Artusi, commentando la pubblicazione da parte della Commissione UE del “Industrial Action Plan for the European Automotive Sector”.

«L’Action Plan appena presentato dalla Commissione UE continua nel solco di una impostazione dirigistica che ha già espresso tutta la sua debolezza strategica, aggiungendo generici indirizzi a supporto di una sola tecnologia, quella meno attrattiva per il mercato, quella elettrica.
La Commissione europea continua ad essere prigioniera di un approccio dogmatico, quello di chi dispensa teorie, compromettendo inesorabilmente la vitalità di un settore fondamentale dell’economia reale europea» – ha continuato Artusi.

«Dispiace doverlo dire – prosegue il Presidente Federauto – siamo di fronte all’ennesima occasione perduta, che non giustifica alcuna espressione di soddisfazione.
Chiunque conosce le regole del mercato dell’Automotive sa che questo genere di “soccorsi” servono a poco o a nulla.
Ci si chiede quali effetti tangibili possa produrre un piano d’azione che intende supportare la tipologia di prodotto meno interessante per il mercato (l’auto elettrica ha una quota di mercato in Europa di appena il 15%, con trend in sensibile decrescita) al di là del limitato sostegno finanziario alla produzione europea delle batterie».

«Inoltre – chiosa Artusi – l’annunciato emendamento mirato al Regolamento sui target CO2 di autovetture e LDV da parte della Commissione UE (inspiegabile che venga ignorato quello sugli HDV!), che “concede” più tempo alla case per raggiungere gli obiettivi sulle emissioni ed evitare le relative multe CAFE – al di là del momentaneo sospiro di sollievo da parte di qualche costruttore – lascia sostanzialmente inalterato sia l’elemento strutturale che è alla base dello stato critico del comparto automotive, sia le ben più gravi problematiche di scarso contributo alla decarbonizzazione che genera la scelta mono-tecnologica di Bruxelles».

«Per rispondere ai target e alle scadenze “sfidanti” – in realtà irrealistiche – poste dalla Commissione europea» – spiega Artusi – “non serve di certo posticipare le scadenze, sperando che prima o poi il mercato cambi idea sulla scarsa appetibilità dell’auto elettrica, ma un cambio netto di strategia, mettendo al centro i target di decarbonizzazione, non quelli dell’elettrificazione».

«Si tratta innanzitutto di revisionare l’approccio metodologico sul calcolo della CO2, superando il dogma delle emissioni al tubo di scarico, quindi, di modificare sia il Regolamento per le autovetture (LDV) che quello per i veicoli pesanti (HDV) rispettando rigorosamente il principio della “neutralità tecnologica”» – precisa il presidente Federauto.

«E’ certamente un segnale positivo che vi siano ripensamenti, a fronte dell’evidente inapplicabilità del vecchio Green Deal – ha aggiunto Artusi – ma concedere agli OEM 3 anni anziché 1 per mettersi nelle condizioni di non pagare le multe significa solo “annacquare” momentaneamente la sostanza del problema.
Questa soluzione non cambia la posizione delle concessionarie che, evidentemente, continueranno ad essere sottoposte a pressioni commerciali per l’immatricolazione dei veicoli elettrici che il mercato non assorbe».

Conclude Massimo Artusi – «I concessionari italiani insistono nel riconoscere il “Non Paper” del Governo italiano, appoggiato da 15 Paesi Membri e a sua volta ispirato dal Piano Draghi, come punto di riferimento strategico per dare un futuro al settore ed auspicano che questo Action Plan Automotive della Commissione sia implementato dall’Europarlamento e dal Consiglio Europeo con misure compatibili con le reali dinamiche di mercato (e dell’ambiente), a partire dalla profonda revisione in senso pragmatico e pluritecnologico, dei Regolamenti sui target CO2, sia per le auto che per i veicoli pesanti».