Miriam Loiacono

Miriam Loiacono è la prova vivente che per avere successo non si devono necessariamente seguire cliché prede- terminati, a partire dal genere e dal percorso di studi.

Questo principio vale anche per la gestione di un’importante concessionaria come l’Autoclub Group di Bari, che rappresenta quasi tutti i marchi del Gruppo Stellantis (Opel esclusa), conta circa 130 collaboratori e fattura circa 200 milioni di euro.

Il CEO dell’Autoclub Group si distingue per un background formativo umanistico, culminato con la laurea in Sociologia, che ha proseguito per diversi anni in questa stessa area, focalizzandosi con particolare attenzione sul mondo giovanile e culturale.

La sua carriera ha preso una nuova direzione quando suo padre l’ha chiamata a far parte dell’azienda di famiglia.

Un grande cambiamento…

Indubbiamente. Tuttavia, ero convinta che non avrei dovuto abbandonare il mio patrimonio di esperienze, ma che l’avrei integrato con nuove competenze tecniche, operative, finanziarie ed economiche.

“Una sociologa in concessionaria” suona come il titolo di un film…
Ogni azienda con una storia così lunga e complessa è una sorta di film. Posso affermare che anche la mia esperienza dimostra che le relazioni umane sono alla base del successo di qualsiasi attività, perché tutti contribuiscono al successo finale. Come si misura il successo? Attraverso la soddisfazione e la fedeltà dei clienti. Qual è quindi il nostro obiettivo? Creare un ambiente che sia allo stesso tempo familiare all’interno e professionale con il pubblico.

In quegli anni, pensare all’innovazione era davvero un atto rivoluzionario?

Essere concessionari FIAT ha caratterizzato anni impegnativi, che ho vissuto con grande intensità sia in azienda che all’esterno, come Vicepresidente dell’Unione Concessionari Italiani UCIF dal 2003 al 2007: è stato un periodo di alta tensione in cui la mia formazione in sociologia mi è stata molto utile. Le scienze sociali e quelle del pensiero sono alimentate dall’innovazione, quindi orientarsi in questa direzione è stato, per così dire, naturale.

E il Moving Center?

Ecco, l’innovazione. Nel 2004 abbiamo realizzato una struttura imponente, il Moving Center Cittadella dell’Automobile. Oggi è quasi la norma avere strutture così complesse e articolate, ma venti anni fa era davvero un’innovazione radicale. Molti si riferiscono al design d’avanguardia, che in realtà era il risultato di un nuovo concetto di mobilità. Temi che solo oggi stanno conquistando un pubblico più ampio.

Le difficoltà non sono mancate…

Le difficoltà in un’azienda non mancano mai, ma fanno capire quanto sia importante il team. Anche il miglior capitano non può fare nulla senza un team affiatato, con competenze eccezionali e una forte motivazione.

Un segreto che può condividere come imprenditrice sociologa?

Non c’è molto da nascondere: è tutto una questione di lavoro, coltivazione delle competenze, selezione e motivazione del personale, e cura del cliente. La comunicazione e la condivisione sono pietre miliari della nostra strategia aziendale. Se si vuole vincere il campionato, è necessario creare un grande team.

Una squadra affiatata è davvero così importante?

I nostri collaboratori entrano in Autoclub molto giovani e tendono a rimanere con noi per il clima familiare che si crea. Sono orgogliosa del fatto che nessuno dei miei oltre cento collaboratori senta la necessità di cercare altrove, trovando invece la loro posizione con noi soddisfacente. Siamo sempre aperti a qualsiasi esigenza e consideriamo i nostri collaboratori come il nostro bene più prezioso, insieme ovviamente ai nostri clienti. Insieme formiamo una grande famiglia.

Sembra che il vostro destino sia sotto la… stella di Stellantis. Avevate deciso di diversificarvi con Citroen, ma alla fine vi siete ritrovati in una grande famiglia.

È davvero andata così! Conosciamo Fiat da molto tempo e la fusione tra FCA e PSA è stata un’azione strategica che ha unito le forze di due grandi gruppi che non avrebbero potuto affrontare le nuove sfide da soli.

Ma Stellantis vuole trasformarvi in agenti…

Certo, dovremo diventare dei Consulenti di Mobilità, e questo indipendentemente dalle strategie delle case madri. Siamo un punto di riferimento per i clienti, nient’altro.

E le vendite online bypasseranno i con- cessionari?

Un progetto che in Italia, al momento, non sta funzionando. Stiamo parlando del secondo investimento più grande per una famiglia, dopo la casa. I prodotti sono sempre più complessi, per non parlare di

tutte le incertezze create dalla e attorno alla transizione ecologica. Fare a meno dei consulenti della mobilità e dell’esperienza dei concessionari sembra una sfida poco saggia. Le case automobilistiche stanno spingendo per le auto elettriche, ma non ci sono né le auto né i soldi per comprarle…

Certo, mancano soprattutto i secondi. Il passaggio alla mobilità elettrica è inevitabile, ma deve essere fatto in modo graduale: abbiamo circa 40 milioni di auto tradizionali, di cui oltre 12 milioni molto inquinanti (Ndr: Euro 0, 1, 2 e 3) a fronte di circa 200.000 vetture elettriche in circolazione. Rottamare 12 milioni di auto rappresenta il primo vero obiettivo.

Per questo, la politica degli incentivi necessita di maggiore attenzione da parte del Governo.

Da sociologa, come vede un noleggio sociale piuttosto che gli ecoincentivi, che rimangono inutilizzati dato che il costo di un’auto elettrica è comunque poco abbordabile?

Potrebbe essere una soluzione, perché una rata mensile contenuta potrebbe permettere a molte persone di avvicinarsi alle auto elettriche. Però, dobbiamo ricordare che per queste auto è necessaria un’infrastruttura di ricarica adeguata e capillare…